E. BATTARRA

Strutture del primitivo prendono consistenza e forma e si trasformano in sculture degli archetipi. Intensi equilibri dell' intelletto e del giudizio fanno lievitare la materia e le danno un corpo ad arte. Ernesto Liccardo è scultore anche quando pratica la superficie, per la sua capacità di dare una scansione ai volumi, alle luci come alle ombre.
Di certo, quando interviene sul legno, la sua capacità di creare volumi trova in questa materia organica il referente più congeniale per inventare l' alternanza di vuoti e pieni, di volumi che tagliano l' aria come spade, invadendo lo spazio di chi osserva l'opera, trafiggendo lo sguardo ed il desiderio. Liccardo trasferisce la quotidianità in storia millenaria. Il suo riferimento ad un gesto atavico, ad una dimensione umana che pesca le sue radici nell'ignoto dei tempi, è comunque un tributo a la contemporaneità. Le sue opere guardano al silenzio contando i palpiti del cuore.
Si alzano e si inabissano all'orizzonte dei nostri occhi, alla ricerca di un ineffabile centro. La vita scorre in quel legno, in quel patrimonio della memoria collettiva scorrono immagini e passioni.
Le strutture totemiche sono corpi narranti, intrisi di simboli e di segni. L'uomo si specchia nei suoi anni ed ascolta il grande racconto della sua evoluzione.
Eppure, tutto ciò è straordinariamente attuale. E' lecito e verosimile, perchè nasce da una reiterazione del gesto che non trova confini nel tempo. Così come l'opera non trova confini nello spazio. Se l'uomo è passione insoluta, i suoi anni passano uguali tra loro. Tra il primo e il dopo non c'è differenza. La storia scrive se stessa sulle pagine di un diario che non si rinnova.

Caserta, giugno 1989

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