G. AGNISOLA

Ernesto Liccardo: il senso della ricerca

Raramente si riscontra, come in Ernesto Liccardo un così vivo senso della ricerca, una così disponibile adesione ad un esercizio della creatività espresso in termini di paziente quotidiana sperimentazione. Liccardo sembra porsi di fronte alla sua arte sgombro da ogni riparo che può derivare da un collaudato registro espressivo, percorre a sua maniera un terreno più libero e accidentato, si immerge nel clima più denso della ricerca presente, pervenendo a soluzioni in cui l'invenzione sembra determinarsi al punto di equilibrio tra casualità e visione, tra intuizione e progetto.

Nella sua variegata produzione è possibile riconoscere tre sostanziali direttrici: una ricerca di tipo materico, legata all'uso direttamente allusivo del materiale; una produzione di registro più squisitamente pittorico (in genere astratta e informale); infine una ricerca più genericamente costruttiva, informata ad una pronuncia più lucida, ad una dimensione espressiva più progettuale.

Le immagini: i neri screpolati a rilievo (una dimensione rugosa, un senso di terrestrità bruciata e corrosa, ma anche di lacerazioni interne, di interiori morsure); i contenitori di plastica e colore, suggestivi assemblaggi ricchi di ingannevoli trasparenze, di opacità morbide e luminose; i dipinti a rilievo, tenui e sfumati, generati su basi scandite con piani variamente sporgenti; gli interventi su vetro e plastica; i collages e i disegni a frammenti soprattutto di paesaggi in cui l'artista compone, entro geometriche sagomature e con pochi accenni di colore, una sorta di enigmatico alfabeto, dove paiano compendiarsi, per emblema o per gioco, il fascino del moderno e dell'antico.

Caserta, maggio 1984        

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